Zanzibar, l’arcipelago delle spezie

Continua il nostro viaggio…

Riprendiamo il nostro viaggio alla scoperta delle meraviglie dell’arcipelago andando a visitare Stone Town, la capitale di Zanzibar.

Stone Town (“città di pietra”), anche nota come Mji Mkongwe (“città vecchia” in swaili), si trova sulla costa occidentale di Ungula. E riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili  in generale, così ricca di contrasti: vi si ritrovano infatti elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei! Per la sua importanza storica e la sua architettura, la città è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco.

519_stone_town_christ_church_-racconti_di_viaggio_manuela_manzottiPer come la vedono i miei occhi, questo sembra il regno delle favole fantastiche dell’infanzia, un sogno ovattato che profuma di incenso e di cannella. È una gioia da assaporare lentamente, rendendosi conto che ci si trova in un luogo non immaginario, non frutto della fantasia nè creatura della nostalgia, perché non c’è nessun altro posto al mondo che racchiuda in sè tanto carisma, esotismo, fascino sottile della decadenza, come Stone Town.

Gli uomini dalle lunghe e candide vesti, le donne velate di nero dalle mani e piedi decorati con l’henné alla maniera araba, le grida dei bambini che giocano nelle strette vie della città vecchia, rappresentano solo una piccola parte di questa umanità vera e sincera che a Zanzibar fortunatamente abbonda.

In tale miscuglio etnico troviamo veri ed incredibili controsensi, quali gli uomini neri musulmani che parlano “swahili“, ma portano l’abito tradizionale chiamato “kanzu”, le donne che paiono arabe, ma portano sul capo ceste varie e brocche d’ottone all’africana.

Perdersi nel centro storico è facile e forse bello tra i microscopici negozi bui ricchi di profumi e fascino. La meraviglia di questa città dichiarata, come detto, patrimonio dell’umanità e tutelata dalla Fondazione Karim Agha Khan come memoria culturale dei musulmani ismaeliti è soprattutto costituita dagli antichi portoni di legno intagliato, dai vecchi palazzi che la compongono, di solito disposti su tre piani, con bellissimi cortili interni e con l’immancabile elemento architettonico e sociale: la “baraza”, una tradizionale panca in muratura che si trova al lato dell’ingresso di tutte le case arabe o swahili.

515_zanzibar_mercato_stone_town_racconti_di_viaggioIndispensabile una visita al palazzo del vecchio dispensario, edificio costruito con la pietra corallina madreporica, caratterizzato da splendide balconate riccamente lavorate ed intarsiate. Era un antico centro di consultazione per i mercanti di spezie, avorio e schiavi.

Sono da visitare anche gli antichi Bagni Persiani, nel cuore della città, piombati nel silenzio dell’abbandono, ma in ottimo stato di conservazione, il Forte Portoghese, possente, il Palazzo delle Meraviglie (House of Wonders) con i suoi tre piani di colonnati metallici importati dalla Scozia per volere del Sultano Bargash, che vi conduceva una vita divenuta leggenda per gli occidentali a causa delle sue cento concubine, amate cinque alla volta ogni notte. In realtà le “Meraviglie” furono a suo tempo l’energia elettrica e l’ascensore, che i locali videro proprio al suo interno per la prima volta. È la costruzione più imponente dell’isola e venne bombardata dagli inglesi che punirono il sultano, reo di non rispettare gli accordi sull’abolizione della schiavitù.

Richiesta da tutti sarà la visita alla Chiesa di Cristo (Christ Church). La chiesa sorge nella piazza in cui in passato si teneva il più grande mercato degli schiavi di Zanzibar; si dice che l’altare sia posizionato esattamente nel punto in cui trovava la struttura a cui gli schiavi venivano legati per essere frustati. Accanto alla chiesa c’è un famoso monumento agli schiavi, rappresentati incatenati in fondo a una fossa. Di fronte alla chiesa c’è un piccolo museo sulla tratta degli schiavi, a cui si accede da Cattedrale.

519_slave_monument_stone_town_-racconti_di_viaggioCome parte della visita al museo, le guide locali ci mostreranno parte del sistema di condotti sotterranei e celle in cui venivano rinchiusi gli schiavi; alcuni degli ambienti più angusti, e impressionanti per me, potrebbero in realtà essere stati costruiti dai missionari, che avevano la propria sede accanto alla chiesa, per conservare in fresco il cibo. Vero o non vero, la risvegliata memoria di tante barbarie mi segnerà profondamente e mi accompagnerà per tutta la giornata alla stregua di una guida turistica in terra straniera, indispensabile chiave di lettura per una giusta comprensione di quel che si guarda.

Gli scatti delle nostre macchine saranno innumerevoli, ovunque vi è qualcosa da fotografare, sia in alto, come gli splendidi balconi decorati, sia ad altezza d’uomo, per la varietà di etnie che vi abitano, sia a terra per la molteplicità dei colori dei prodotti offerti nei mercati rionali.

Andando contro ogni misura cautelativa che mi ero ripromessa di applicare, mi lascerò anche tentare dai piccoli chioschi di Forodhani Gardens e di Creek Road, dove si possono assaggiare tutti i piatti tipici, dal pesce fresco insaporito con le spezie, alla carne di montone in salsa piccante, al chapati, una specie di piadina farcita con diversi ingredienti. Indimenticabili le andazi, dolci simili alle frittelle, e il muhogo, ovvero la manioca grigliata.

520_tramonto_stone_town_zanzibar_racconti_di_viaggioIl tramonto è un attimo in cui diviene indispensabile raggiungere il vicino lungomare per ammirare le barche locali, i “dhow”, dirigersi a vela spiegata verso la riva, in un rosseggiare di colori che cambiano di attimo in attimo. Dai tempi degli antichi esploratori, quali Burton, Livingstone e Stanley, che ne fecero il loro punto di riferimento per scoprire poi l’interno dell’Africa, non molto è cambiato. O forse così sembra a me, a causa degli occhi ancora pieni di meraviglia e la mente ancora confusa dalle mille e mille immagini indimenticabili.

E’ ora di riposare, ci aspettano Pemba e Mafia, altre due isole dalle caratteristiche straordinarie…

Segue!

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