In Rwanda per amore dei gorilla di montagna!
Se, come me, siete tra quelli rimasti folgorati dalla vita di Dian Fossey a contatto con i gorilla di montagna, riportata nel suo libro e nella trasposizione cinematografica “Gorilla nella nebbia”, sognerete, come me, di vivere l’esperienza di vedere da vicino uno, o diversi, di questi animali incredibilmente simili a noi… a meno che non lo abbiate già fatto, ed in questo caso avete tutta la mia stima.
Vedere da vicino un gorilla (non esagero, anche se vorrei vivere un incontro ravvicinato del terzo tipo… la ricordate l’immagine di Dian Fossey nel momento in cui il grande gorilla silverback le posa la mano sul capo, in segno di “accoglienza”? In me ha scatenato una emozione talmente grande che ancora, al solo pensiero, mi prende la commozione…) rientra nella mia lista delle 10 cose da fare in vita, e di solito mantengo quello che mi prefiggo.
Da sempre i gorilla sono considerati gli animali più affascinanti della terra; sarà per l’intelligenza spiccata, sarà per il fatto che quasi il 95% del loro DNA è uguale a quello dell’uomo, sarà che i loro atteggiamenti e comportamenti sono gli stessi nostri ma guardare negli occhi un gorilla credo lasci folgorati ed ipnotizzati.
La famiglia dei gorilla si divide nei grandi e rari gorilla di montagna (quelli portati alla conoscenza di tutti da Dian Fossey, appunto) e nei più piccoli gorilla di pianura.
Purtroppo la sopravvivenza di entrambe le specie è sempre più a rischio: bracconaggio, deforestazione, espansione degli insediamenti umani e nuove perforazioni petrolifere stanno facendo strage di questi animali straordinari. I dati numerici sono agghiaccianti: i gorilla di montagna sono diminuiti del 75% negli ultimi 10 anni e attualmente vengono calcolati meno di mille esemplari viventi!!
I gorilla di montagna sono animali diurni e terrestri; anche se sono in grado di arrampicarsi sugli alberi, sono i primati meglio adattati alla vita al suolo. La loro locomozione è essenzialmente quadrupede, ma possono percorrere brevi tratti in posizione bipede. Sono erbivori e si nutrono soprattutto di foglie, gambi e germogli che integrano in minor misura con cortecce, radici e fiori (!). Un piccolo contributo alla dieta è costituito da insetti (formiche e larve) e lumache. Un maschio adulto può mangiare in un giorno anche 34 kg di cibo vegetale, una femmina poco più della metà. Le femmine hanno il primo figlio tra i 10 e i 12 anni ed allattano i loro piccoli fino ai 3 anni, mentre i maschi cominciano ad accoppiarsi intorno ai 15 anni.
In alcune nazioni africane è ancora possibile osservare i gorilla di montagna nel loro ambiente naturale, prendendo parte ad un “gorilla trekking”. Attenzione però: non esiste fai da te e tutto deve essere prenotato con largo anticipo in quanto vengono rilasciati solo pochi permessi al giorno. Un ranger ci accompagnerà durante la passeggiata nella foresta e la durata del trekking è variabile..dipende da quanto lontano si sono inerpicati i gorilla! Trekking di 6-8 ore non sono rari perciò è necessaria una buona forma fisica.
Ma dove trovare i gorilla di montagna?
In Uganda, ad esempio: nel parco di Bwindi, o meglio nell’impenetrabile foresta di Bwindi, vivono 350 esemplari. 5 famiglie di gorilla sono “visitabili”, ossia sono state abituate alla vista dell’uomo. Il parco è raggiungibile da Kampala-Entebbe in 9/10 ore d’auto (470 km su strade africane). In alternativa è distante dal Queen Elizabeth Park circa 150 km.
In Rwanda: i gorilla sono visitabili nel Parco Nazionale dei Vulcani, situato in zona nordoccidentale. Qui i trekking sono più cari rispetto all’Uganda, ma c’è da dire che la location è raggiungibile più comodamente: 2 ore di auto da Kigali invece che 10 ore da Entebbe.
E’ qui che la Fossey ha abituato questi animali al contatto con l’uomo, facendosi accettare imitando i loro versi e difendendoli strenuamente dalla barbarie del bracconaggio. Tutti la ricordano qui. E tra queste montagne si trova la sua tomba. E’ sepolta tra i “suoi gorilla”, come aveva scritto nel suo testamento prima di essere barbaramente uccisa il 27 dicembre 1985, a colpi di machete, da uno sconosciuto, con ogni probabilità un bracconiere.
Infine, il Congo: molti gorilla vivono nelle foreste al confine tra Congo, Uganda e Rwanda. Il parco Nazionale Virunga, in Congo, ospita una grande quantità di esemplari ma l’instabilità del Paese non lo rende una meta sicura.
Per tutelare e salvaguardare la sopravvivenza di questi animali, non è più possibile avvicinarsi ad essi in quanto un nostro semplice starnuto costituisce per loro un grandissimo rischio di contagio; armarsi di binoccoli e teleobiettivi sarà quindi un imperativo.
Il mio viaggio ideale sulle tracce dei gorilla partirebbe da Kigali, la capitale del piccolo Rwanda, un paese il cui nome richiama ancora i tragici eventi del genocidio del 1994 e che vengono ricordati dal Memorial du Genocide, un museo dedicato al ricordo di uno dei crimini più efferati che l’umanità abbia mai conosciuto.
Da Kigali si partirebbe per Ruhengeri, porta d’ingresso del Parc National des Volcans. Qui i lodge, di ogni livello, sono numerosi e le sistemazioni possono essere davvero molto interessanti e caratteristiche.
Da qui prenderà il via l’escursione che sogno; un trekking guidato che mi porterà (e vi porterà…) alla scoperta del Parco per un incontro che rimarrà impresso a vita nei nostri ricordi. Dopo le procedure di registrazione all’ingresso del Parco ed il breafing tenuto dalla guida, si partirà per un trekking variabile dalle 3 alle 6 ore attraversando la fitta foresta alla ricerca dei primati più belli e regali del mondo intero…
Presto o tardi partirò, perché sono certa che c’è un silverback accogliente anche per me…
“L’uomo che uccide un animale oggi, è l’uomo che domani ucciderà la gente che lo disturberà.” (Dian Fossey)