Proseguiamo il viaggio a Barcellona per rendere omaggio a Gaudì!
La maggior parte di voi che state leggendo ora avrà letto anche l’articolo precedente dedicato a questo recente week end trascorso a Barcellona, e se il precedente è stato dedicato ad una esperienza entusiasmante di Flamenco, questo secondo lo vorrei dedicare a chi ha donato a Barcellona quell’aurea affascinante, passionale e gioicosa che la caratterizza, l’architetto Antoni Gaudì.
Antoni Gaudí y Cornet, questo è il suo nome per esteso, nato a metà del 19° secolo, può essere considerato il massimo esponente del modernismo catalano pur se contaminato da ispirazioni surreali che, senza dubbio, anticiparono il vero e proprio movimento surrealista; sette delle sue opere, tutte situate in Barcellona, sono state inserire nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1894.
Ho organizzato le visite che volevamo effettuare già da casa ad evitare le lunghe file per l’acquisto dei biglietti, dedicando una mezza giornata ad ogni visita (spostamenti, visita e imperdibile giro degli shops di souvenirs meritano questo tempo) creando un perfetto incastro per pranzare o cenare in posti interessanti nella zona nella quale ci saremmo trovate.
La prima visita che abbiamo effettuatato nel pomeriggio del nostro arrivo l’abbiamo dedicata alla “Casa Milà” o “Pedrera” (cava di pietra) dalla movimentata e plastica facciata in pietra, ultima opera civile di Gaudì che, da lì in poi, si dedicò esclusivamente ai lavori della Sagrada Família, accentuando la tendenza alla solitudine, tanto da vivere in una stanzetta nel cantiere.
Quello che colpisce immediatamente, a parte l’imponenza della costruzione e l’assoluta assenza di spigoli, sono i ferri battuti che caratterizzano i balconi e la porta di ingresso… volendo soffermarsi su tutti i particolari occorrerebbe il doppio del tempo a disposizione.
La sua sontuosa facciata, che sembra sfidare le leggi della gravità, è costituita da piani orizzontali ondulati, fissati a travi invisibili ed è caratterizzata dalla presenza tipicamente modernista di ringhiere e cancellate in ferro battuto; contorsioni magiche, tralci e di foglie, che testimonieranno per sempre nel tempo le quattro generazioni di fabbriferrai della famiglia Gaudì.
La Pedrera ospita oggi un museo dedicato al suo creatore, l’Espai Gaudì, sistemato nello stupefacente attico con soffitto a volta con mattoni a vista; estremamente interessante questa visita anche perchè finalmente darò una spiegazione alle “strutture catenarie” dell’artista, che infatti progettava le sue opere attaccando catene di metallo ad un disco di legno sospeso così che creassero le volte armoniose che poi vedremo realizzate anche all’interno della Sagrada Familia.
A seguire vedremo il centro espositivo della Caixa de Catalunya, che ospita regolarmente mostre gratuite e il cui soffitto sembra rivestito di chiara d’uovo montata a neve; El Pis de la Pedrera, un appartamento-museo arredato con mobili d’epoca a ricostruire un tipico alloggio della borghesia di fine Ottocento.
Il tetto è favolisticamente sormontato da camini che appaiono guerrieri medievali e da condotti per la ventilazione che fanno bizzarre forme organiche. Da qui si ha una strepitosa veduta del quartiere Eixample.
Al pianterreno si trova un Auditorium, che può contenere fino a 250 persone e ospita regolarmente convegni e concerti. Infine sono degni di nota i due cortili interni, in cui si possono ammirare stupefacenti scalinate, bellissimi mosaici e pitture murali.
Primi acquisti di souvenirs nello shop sullo stesso piano dell’appartamento-museo, ci sono oggetti art nouveau che ci attraggono particolarmente, e prima di uscire ci prestiamo alla prima sciocchezza turistica del viaggio: una foto davanti ad uno sfondo neutro che verrà sostituito, in post produzione, da un panorama a scelta del turista… io, divertita, scelgo il Park Guell, che è senza dubbio la mia opera preferita di Gaudì!
All’uscita regalatevi drink fresco nell’elegante Cafè de la Pedrera girato l’angolo, dove esibendo il biglietto di ingresso otterrete lo sconto del 15%.
La mattina successiva la dedicheremo al giro dellla città sull’open bus… io lo trovo sempre molto divertente, in poco più di un’ora si può ammirare la città e le sue bellezze con una visuale pulita e libera da ostacoli, ci si può orientare per le successive passeggiate che si volessero effettuare e si può eventualmente decidere cosa approfondire e cosa si può evitare, a gusto personale.
Un pranzo all’aperto a base di zuppa di cozze, birra gelata e, per finire, una dose molto abbondante di churros (chiedetelo a fine pasto solo se avete molta autostima, perchè verrete guardati come noi guardiamo i tedeschi che chiudono un pasto con il cappuccino…) e ci dirigiamo verso la Sagrada Familia, la nostra visita del pomeriggio.
Gaudì,a soli 31 anni, venne nominato architetto capo della costruzione in città del tempio Espiatorio della Sagrada Familia, cominciando a costruire la cripta e poi l’abside. Si trattava di una costruzione monumentale e complessa, tutt’ora in corso, che assorbì le sue energie fino alla morte, esemplificando l’associazione tra arte, architettura e vita che caratterizza l’intensa opera di Gaudí.
E’ proprio nella cripta che riposa ora: Il 7 giugno 1926 fu investito da un tram (singolare il fatto che fosse stato il primo tram messo in circolazione nella città). Il suo aspetto dimesso e misero ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all’ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti fondato dai ricchi borghesi della Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Família e morì il 10 giugno. Nonostante questa fine quasi miserabile, al suo funerale parteciparono migliaia di persone; i barcellonesi lo soprannominarono da quel momento “l’architetto di Dio”.
Questa Cattedrale, come le altre opere di Gaudì, è quella che divide maggiormente i suoi visitatori; chi la trova bellissima, chi la trova orribile. Io dico solo di lasciarsi rapire dagli incroci delle volte, dai giochi di luce che vengono creati dalle enormi vetrate colorate, dalle spirali avvolgenti delle scale che portano in cima alle torri, dopo di che verrà naturale realizzare la genialità e la maestosità dell’opera. E si pensi che il progetto originale prevede la realzzazione di altre 10 torri da aggiungersi alle attuali 8 che dominano l’intera città, una delle quali, la più alta, dedicata a Gesù, raggiungerà l’altezza di 172 metri!
E’ il pomeriggio di Pasqua, e quasi involontariamente ci ritroveremo nella cripta per assistere alla Santa Messa che verrà celebrata in allegria (musica e canti saranno a cura di un gruppo di giovani armati di chitarre elettriche, batteria e bellissime voci) e grande partecipazione dei fedeli provenienti da ogni parte della Terra.
Degno di nota, anche in questo caso, lo shop dei souvenirs… non perdetevelo se vi piace curiosare tra mille cose invoglianti.
Rientrando ci fermeremo per cena in un locale caldo e accogliente, “Jamon y vino”, dove tra tapas e sangria condivideremo le emozioni della giornata.
Il terzo giorno, Pasquetta, l’ultimo del nostro miniviaggio, lo dedicheremo al Parc Guell e a Casa Battlò, con un paio di ore libere per arrivare sulla Rambla e visitare, anche se velocemente, il Palau de la Musica e la Cattedrale della Santa Croce.
Ci recheremo quindi alla fermata dell’open bus alle spalle della Sagrada Familia, oggi piena di pittori che espongono le proprie opere (bellissima la damina spagnola eseguita con tecniche miste che acquisterò da una signora socievole e piena enormi gioielli finti) e, a pochi passi all’interno del giardino pubblico, un artista di strada nei panni della statua in bronzo di Gaudì, che mi strizza l’occhio perchè mi avvicini e gli cinga il braccio per una foto “celebrativa”… non me lo farò ripetere!
Sull’open bus arriveremo al Parco, che ha una storia piuttosto originale. Questo venne originariamente commissionato dal sig. Guell con l’intento di creare un agglomerato urbano o un quartiere-giardino nel quartiere di Gràcia, nella zona nord di Barcellona. L’idea era di costruire un totale di 40 abitazioni integrate completamente nella natura, ma il progetto fallì e vennero costurite solo 2 case.
Raggiungere il Parco è di per sè già divertente; potrete decidere di salire sulla collina attraverso la lunga scalinata oppure approfittare della scala mobile sulla destra; una volta arrivati, lasciate che la vostra parte più bambina esca allo scoperto e non vergognatevi nel restare senza parole di fronte a panorami da fiaba! Sopratutto, non restate delusi se non riuscirete a fotografare la lucertola/mosaico, uno degli emblemi del parco e dellacittà di Barcellona, senza nessuno seduto sopra; altrettanto impossibile sarà averla vinta con i gruppi di giapponesi o di crocieristi intenti a fotografare la foresta di colonne inclinate!
Terminata la visita riprenderemo l’open bus, scenderemo a pochi passi da Casa Battlò sul Passeig de Gràcia e, dopo aver consumato un panino veloce ma ottimo e croccante inizieremo la visita del palazzo.
Casa Battlò spicca tra i palazzi vicini, oltre che per le forme inusuali, per l’esterno, ricoperto da tantissime ceramiche. Ma la cosa più bella è il tetto che, come un’onda, rappresenta la schiena di un drago (il drago di S. Giorgio, che è il simbolo della Catalunya). L’uso del colore delle ceramiche di rivestimento dell’interno (dal blu più profondo al celeste più delicato) ed il variare delle misure delle finestre per donare ad ogni piano la stessa quantità di luce, le bascule in legno per fornire una aerazione ottimale agli ambienti e le maniglie ergonomiche di porte e finestre ci confermano di quanto “alternative” e innovative fossero le idee di Gaudì.
Altra sosta divertente nello shop dei souvenirs, ultimi acquisti e ultima divertente “caduta di stile”… cederemo alla proposta del fotografo di effettuare uno scatto dal terrazzino del palazzo, che ci immortalerà con una espressione incredula e poco spontanea che abbiamo copiato dai turisti arrivati dall’estremo oriente…!
Approfittiamo delle ultime ore per una ultima passeggiata sulla Rambla per raggiungere la Basilica della Santa Croce, circondata da giovani allegri e da artisti di strada, e il Palau de la Musica, purtroppo già chiuso ai turisti (ricordate, le visite terminano alle 14!) ma potremo comunque vederne l’ingresso e le scale dal bistrot a fianco, elegantissimo e con opere art nouveau; nel silenzio assoluto si odono soffuse le note di opere liriche e pare di essere entrati in una macchina del tempo, tanto che non risulterebbe strano vedere apparire nobildonne in abiti da sera in tessuti fruscianti e mantille preziose accompagnate da cavalieri eleganti e servizievoli.
C’è ancora tanto che non abbiamo potuto vedere… la Boqueria, purtroppo chiusa durante le feste, il Mare Magnum, il Barrio Gotico, … l’elenco potrebbe diventare molto lungo, ma lo riprenderemo in occasione del prossimo viaggio a Barcellona!
“La linea retta è la linea degli uomini, quella curva è la linea di Dio.” (Antoni Gaudì)
Manuela Lamanu Manzotti