“E’ da supporre che viaggiare risponda ad un impulso oscuro e magico dell’uomo,
qualcosa che egli non sa contrastare.”*
A volte credo che l’unico motivo per cui mi metto in cammino (in senso stretto e figurato) sia perché ci sono uomini che sanno inanellare parole in un modo che non saprò mai imparare e luoghi che nascondono i segreti di queste parole e, siccome questi segreti non solo non li puoi conoscere prima di averli trovati, ma spesso nemmeno sai di starli cercando, l’unica via è il viaggio.
In pratica questo significa decidere di dedicarsi a una ricerca senza fine, senza una direzione né garanzie di successo, eppure è tutto fuorché assurdo. Del resto, se così non fosse, sapremmo trovare risposte alla domanda “perché viaggiare?” più soddisfacenti della mera curiosità o del cercare sé stessi. Non che queste non corrispondano al vero, ma la questione non si esaurisce lì o, meglio, la sostanza mi pare stia altrove: il fascino dell’ignoto non si trasformerebbe in desiderio di ritorno e ci sarebbe difficile vedere altro se non riflessi di noi stessi in ciò che di volta in volta ci circonda.
Mi pare che il viaggio sia più un disperdersi per poter cambiare forma: si può essere in un posto che non è quello del nostro quotidiano e sentire la propria identità dissolversi senza che questo comporti paura o senso di perdita, un semplice sparpagliare i pezzi del puzzle che siamo perché si possano ricombinare nel noi di domani; oppure ci si trova in un luogo famigliare e si scopre che è diverso da come si era certi che fosse, come l’inciampo in un gradino che abbiamo sbagliato a percepire.
Diventa possibile stare seduti su un divano italiano e avere limpida la sensazione di camminare su un tappeto di pomice alle falde di un vulcano islandese e riassaporare il piacere di scambiare la roccia per meringa; diventa inutile darsi un nome, un po’ come essere un uomo sulla Luna: non sei mai esistito così tanto, ma nessuno ti chiama e, forse, quello è anche il tuo nome.
“Vorremmo in pochi giorni quello che Ulisse conseguì in dieci anni di navigazione ostinata:
diventare Nessuno”. *
Laura Alice&ilGatto Antoniolli
* Citazioni da “Cina e altri Orienti” di Giorgio Manganelli.