Aspetto di ripartire, ma ancora non ho la meta: scrivo e leggo, leggo per scrivere e ogni destinazione mostra un qualcosa che per me varrebbe la pena provare (anche se la parola giusta, se non suonasse così da sapientone, sarebbe esperire). Allora mi immagino nel centro di Marrakesh al tramonto e poi ciondolante su un’amaca fronte oceano nell’alba della Half Moon Bay di Antigua e non so scegliere. Questa faccenda della scelta come prendere uno e lasciare il resto non l’ho mai sopportata: la mia risposta alla domanda “cosa scegli?” sarebbe “T U T T O”.
Ho provato a convincermi del fatto che questa incertezza richiedesse del tempo per risolversi, quello del diradarsi della nebbia del futuribile che diventa futuro. Poi ho immaginato un paesaggio imbiancato, tutta la solitudine che vorrei meritare- parafrasando un titolo della casa editrice Humboldt che cade a fag i u o lo, musica, parole e acqua calda fronte oceano; questo scenario ha anche un nome, anzi due: Djúpavík e Krossnes (magari a Dicembre). E a quel punto nessuna domanda, nessuna fatica del crearsi la propria strada nel territorio del caso, ma solo la pace della destinazione del destino.
[Avete già incontrato quel luogo che vi fa risuonare?]
Eppure non è semplice abbandonarsi alla meta, riconoscere che con tutte le alternative a disposizione la tua soluzione sia unica e in buona parte indipendente dalla tua volontà. Potrei dire che è per questo che decido di tornare, di nuovo: se la prima volta mi ha portato il destino, da lì in poi è tutto frutto della mia scelta. Il che implica che potrei anche scegliere di non tornarci in Islanda.
A (S)² U R D O.
Questa è la mia considerazione circa la mia stessa idea. Perché condivido il pensiero di Tiziano Terzani secondo cui
“Si dovrebbe poi viaggiare alla ricerca di qualcosa. […] Bisogna prepararsi alla scoperta, leggere qualcosa di bello, ritrovare la poesia del viaggio.”
E io in questi giorni ho voglia di leggere Laxness e di cercare di capire perché il mio mappamondo continua a fermarsi intorno ai 20° Ovest e 65° Nord. Difetti di fabbrica o segreti astronomici?
Laura Alice&ilGatto Antoniolli