Adriana: vi racconto la mia Tanzania!
Da tanto aspettavo questo viaggio, l’Italia del Nord ad ottobre diventa troppo grigia e spenta rispetto ai sorridenti mesi estivi ed io iniziavo ad essere troppo impaziente …..volevo visitare questa terra così sconosciuta, selvaggia, avventurosa e paradisiaca… si, proprio così, perché quando arrivi in Tanzania, ti sembra di aver messo piede in un mondo completamente diverso, irreale e spettacolare.
Lasciare la città e partire in un safari è un viaggio dentro se stessi alla scoperta di sè e di quello che ci circonda. Così cercando su internet mi sono imbattuta in questa società di safari con sede ad Arusha, società formata da un italiano, Roberto, e un tanzaniano, Greyson, ed è proprio quest’ ultimo che sarà la guida del mio safari.
Partiamo da Milano Malpensa, cambio aereo a Addis Abeba, poi volo per il Kilimanjaro. Abbiamo volato con Ethiopian, buon prezzo ed il volo e’ stato puntuale.
Ci sono, eccomi arrivata!!!!!
Ci rechiamo ad Arusha, il nostro punto di partenza e di fine del lungo tour che ci aspetta. In macchina verso Arusha mi sento invasa e pervasa da mille emozioni, tutto e’ completamente diverso da dove vivo: la terra rossa, le strade sterrate, le case di paglia, un via vai di persone che si aggira ovunque, i colori degli abiti delle donne gialli, rossi, arancioni, i bambini che rincorrono scalzi una ruota, loro unico gioco, o altri che ci guardano e felici ci salutano dicendo “hello muzungo (bianco in swahili lingua locale), how are you?” E sorridono, sorridono tutti, grandi, piccoli, anziani. Ecco ecco quello che noi occidentali abbiamo perso, il sorriso, e qui tutti ti ricordano quanto è importante sorridere. Arriviamo in albergo, domani sveglia presto prima tappa Tarangire National Park.
Di buon mattino partiamo e in due ore raggiungiamo il parco. Iniziamo il game drive (giro del parco sulla nostra Land Cruiser 4 per 4) e Greyson mi spiega che il parco e’ attraversato dal fiume Tarangire da cui prende il nome ed è caratterizzato da grossi branchi di elefanti; ovunque tanti elefanti, mamme coi piccoli o maschi solitari intenti a mangiare e bere nel fiume. Zebre, gnu, impala e poi grandi alberi di acacia il tutto incorniciato dal “bush”, questa enorme distesa di cespugli di media e piccola grandezza bellissimo!!!!!
Verso sera ci rechiamo al campo tendato di proprietà di due, olandesi Annette e John, che insieme ai loro figli hanno deciso di vivere lì in mezzo alla natura più selvaggia. Questo campo tendato è davvero fantastico, c’ e’ una vista dell’intero parco attraversato dal fiume. La mattina seguente appena sveglia uno dei guardiani del campo mi avvisa di recarmi all’esterno della tenda …sta passando una leonessa, sono esterrefatta, è la prima volta che vedo un leone e poi così da vicino. La leonessa sale sull’ albero e lì riposa.
Prossima tappa: Ngorongoro Crater. Il cratere del Ngorongoro non è un parco ma una riserva naturale, un vulcano spento ospita al suo interno la più’ alta densità di animali selvatici di tutta l’Africa. Al nostro arrivo al gate vediamo un pullman di donne e bambini che attraversano il parco e si recano al Lago Vittoria. Mentre aspettiamo di sbrigare un po’ di permessi per l’entrata inizio a fotografare qualche bambino. Sono davvero bellissimi, neri neri, con quegli occhioni grandi mi guardano stupiti.
Le aspettative, pur alte che siano, non sono lontanamente paragonabili alla totale bellezza di questo posto. Non ho mai visto così tanti animali tutti insieme in un territorio non più grande di 7 kmq. Vediamo zebre, gnu, impala, kori buster, aquile, waterbuck, avvoltoi, thomson gazel, grant gazel, bufali e come se non bastasse due ghepardi seduti su un termitaio che perlustrano il territorio.
Il Lodge di stasera è poco fuori il cratere, e i manager che lo gestiscono sono affabilissimi; lei è indiana, lui francese, un connubio perfetto. Entro nella mia camera e vengo attratta da un’ombra enorme che si vede dalla finestra.
Non mi resta che guardare e cosa mi provo di fronte……quattro bufali che mangiano erba di fronte alla mia camera…..wonderfull!!!
Dormirò coi i bufali che fanno la guardia alla mia camera. A colazione il manager dice agli ospiti che di notte è stata vista girare una leonessa che forse era intenzionata a cacciare un waterbuck.
Prossima tappa: Serengeti. Serengeti in swahili significa “pianura senza fine”… e si perché proprio di questo si tratta, entriamo in mezzo al Bush e si apre uno spettacolo immenso ai nostri occhi, simile al Ngorongoro come specie di animali ma molto molto più grande. Qui è davvero bellissimo sconfinato, dorato, pacifico e pur continuando a girare non riesco a visualizzare i confini del parco.
Pieno, pieno di animali ma le due scene più belle sono quelle di un leone intento a mangiare una zebra e poi una mamma che lascia i due piccoli dietro una roccia e si dirige verso un branco di gnu per cercar di cacciare così da esser più forte per allevare i piccoli.
Ho visto tutto quello che speravo anzi molto molto di più … la mia avventura nella savana è finita, ora mi aspetta un’isola privata e deserta: l’isola di Fanjove. Pochi altri turisti, noi insieme allo staff saremo gli unici abitanti dell’isola. Quest’isola è fantastica e l’unico lodge esistente su di essa è costituito da sei banda e un banda adibito a zona Dining .
Curiosa entro nel mio bandas di cui trovo carinissimo il tetto formato da macuti, un letto centrale e una scaletta di legno dove ci si imbatte in un piccolo balconcino che da una visuale dell’isola stupefacente. L’acqua è cristallina, la sabbia bianca, palme e paesaggio paradisiaco… proprio così, sulla terra il Paradiso esiste ed io l’ho trovato qui!
Ringrazio per la collaborazione Floriana.