I pensieri ritornano, come i desideri non ancora soddisfatti ché, altrimenti, sarebbero voglie. Capita sempre quando entro nella stanza e l’occhio cade sulla carta dell’Isola appesa alla parete con post- it a trattenere cronologia e nomi del viaggio invernale e a sventolare al vento dei ricordi (o forse è la corrente d’aria da finestre aperte). E siccome questa estate non è- per mia somma fortuna- climaticamente ancora decollata (così era mentre si scriveva ndr.), posso continuare ad indossare la felpa per riuscire a ripensare a quel luogo che è stato freddo al punto da congelare i miei desideri all’istante in cui l’ho visitato*.

Icebergs nella laguna di Jökulsárlón- Iceland

Icebergs nella laguna di Jökulsárlón- Iceland

Eppure qualcosa si muove, evolve come il ghiaccio, si compatta e assume colori brillanti, come se i desideri che allora volevano un’Islanda innevata e burbera, adesso volessero vedere come si di-spiega tutto il resto.

Ma in questo abbandonarmi alla meta come se non fossi io a scegliere lei, ma lei ad aver scelto me, mi vedo costretta a ri-pensarmi perché suona contraddittorio voler maneggiare i propri giorni-  al punto di giocare con le parole perché rappresentino davvero ciò che vivo e, al contempo, avere piena fiducia nell’affidarmi a qualcosa che, evidentemente, è puro sentire. Oppure questa è l’essenza del confine, l’essere lì e anche altrove, adesso e domani, non più giorno e non ancora notte: possiamo essere un niente e, un istante dopo, un concentrato di ogni cosa.

Siamo un viaggio verso est: soggetti al tempo, ma in grado di guadagnare un giorno di vita, essere un oggi che è due giorni.

Arrivata a questo punto diventa facile accettare che non mi chiederò mai davvero dove voglio andare, perché ovunque andrà bene, e non mi chiederò nemmeno perché andare in un luogo piuttosto che in un altro, dato che sarà l’andare ad essere importante: nessuna meta resterà con me, ma solo ciò che avrò vissuto; nessun luogo è solo ciò che altri hanno visto e raccontato, ciò che guide e manuali cercano di rappresentare, ma è la via attraverso la quale io mi costruirò la mia personale mappa del mondo e troverò qualcosa che, nel bene e nel male, non sarò mai in grado di immaginare.

Laura Alice&ilGatto Antoniolli

* Per rispetto nei confronti dell’uomo che ha guidato me e molti altri sull’Isola, preciso che l’Islanda è meno fredda di quanto si creda o si pensi, per quanto il clima, nell’equazione del viaggio in quel luogo, sia un’incognita incalcolabile. Ma gli aspetti pratici si affrontano in altre sedi.

Uff. Stampa
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